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b)  Quanto è dolce il mio sangue?

            A partire dal 1964 si venne affermando, sugli stessi presupposti degli sticks per la
            glicosuria,  una  striscia  per  la  determinazione  della  glicemia  sul  sangue  capillare,
            ottenuto pungendo il polpastrello. Con il Dextrostix Ames bastava deporre una goccia

            di sangue sul quadratino reattivo della striscia, tenervelo per un minuto e lavarlo in
            acqua corrente per poi valutare la glicemia in base al colore sviluppato. Il sistema
            permetteva di valutare con una certa precisione glicemie fino a 250 mg/dl.


            Il controllo visivo era peraltro impreciso e fu presto integrato –
            poi  del  tutto  sostituito  –  a  partire  dal  1967  da  apparecchi
            (reflettometri) capaci di misurare la luce riflessa dalla striscia
            (fotometria  riflessiva)  restituendo  un  valore  oggettivo  della

            glicemia. Capostipite dei reflettometri fu il Glucose Reflectance
            Meter  della  Ames-Miles  Laboratories,  in  uso  sperimentale
            presso la diabetologia dell’Ospedale Maria Vittoria fin dal 1965.


            I primi reflettometri erano assai costosi (500.000 lire nel 1967, il costo di un’utilitaria)
            ma  la  possibilità  di  conoscere  la  glicemia  in  tempo  reale  ne  decretò  una  rapida
            diffusione  presso  gli  ospedali  prima  e  fra  gli  stessi  pazienti  poi,  aprendo  la  via

                             all’autocontrollo o automonitoraggio glicemico e finalmente, con un
                             adeguato      supporto      psico-pedagogico,       ad     una    ragionevole
                             autogestione del diabete.


                             Dal  1977  apparvero  altri  reflettometri  portatili  a  batteria,  più
                             maneggevoli,  leggeri  e  meno  cari,  capaci  di  leggere  le  strisce
                             Dextrostix,  come  il  Glucocheck  Medistron  e  lo  Hypocount  della
                             Hypoguard. Nel 1979 fu prodotto dalla Italamec di Campiglione Fenile

            (TO)  un  reflettometro  semplificato  a  corrente  che usava  la  striscia  Dextrostix  con
            autotaratura, dal costo molto basso e di uso semplicissimo, il
            Rapidgluco corredato dal pungidito Pungigluco, che conobbe

            una discreta diffusione nel torinese, fin quando fu superato
            nel 1986 dai modelli di nuova generazione, come il OneTouch
            Lifescan, con striscia a pozzetto da non più detergere.


            Negli anni Novanta comparvero infine gli attuali glucometri a elettrodo chimico, nei
            quali  la  misurazione  della  glicemia  non  è  più  colorimetrica  ma  basata  sulla
            microcorrente elettrica prodotta durante la reazione del sangue con il reattivo della
            striscia,  con  ulteriore  riduzione  delle  possibilità  di  errore  nella  procedura  e  nella

            misura.  Dopo  il  Glucometer  Bayer  e  il  Companion2  Medisense,  si  è  generata  una
            miriade di glucometri a disposizione dei pazienti.



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