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5 - L'educazione all’autogestione del diabete
E' oggi scontato che l'educazione, finalizzata a fornire le basi per l’uso consapevole di
alimentazione, farmaci, attività fisica e automisurazione della glicemia, faccia parte
integrante del percorso terapeutico del paziente diabetico.
Già nell’800 Rollo e Bouchardat avevano tentato sommarie
forme di istruzione a fini pratici contingenti.
Nel 1906 von Noorden istruiva i diabetici con corsi di cucina
dietetica.
Nel 1916 Elliot P. Joslin conduceva regolari cicli di
insegnamento per diabetici: “Il diabetico va a scuola per
imparare a preservare la sua vita” .
Nel 1949, in Italia, Margherita Silvestri Lapenna e
Silvestro Silvestri fondarono a Roma l’Associazione
Italiana per la difesa degli interessi dei Diabetici (AID)
e nel 1953 Margherita Silvestri aprì la “Scuola dei
diabetici”. Ai pazienti veniva richiesto di tenere un
libriccino-diario (“Quaderno del Diabetico”) su cui
annotare glicosuria, vitto, insulina ecc.
Negli anni '60 Donnel D. Etzwiler iniziò a Minneapolis l'educazione del bambino e
dell’adolescente diabetico con l'originale impegno delle due parti (educatore e
diabetico) formalizzata attraverso la firma di un vero contratto.
Nel 1972 al Los Angeles County Hospital si osservava una significativa riduzione delle
complicanze dopo l'introduzione di programmi regolari di educazione.
All'ospedale Maria Vittoria le riunioni a scopo educativo
iniziarono nel 1957 con la fondazione della sezione
piemontese dell'AID, ad opera del professor Bruni e
collaboratori, e continuarono
negli anni ’70. Dal 1976 si iniziò,
a supporto della formazione,
l'uso di audiovisivi di produzione interna. E' del 1981 il
primo programma italiano ("user friendly"!) di
autoapprendimento al computer: "EDICO 1 e 2" scritto da
Maurizio Carlini e Giorgio Grassi.
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