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Le biguanidi. Un altro gruppo di farmaci,
considerato di prima scelta ancora oggi, venne
sviluppato in modo più sistematico fin dal 1926,
quando George Ungar (1906-1987), lavorando
sulle Sintaline A e B, estratti della pianta Galega
Officinalis di cui fin dal medioevo si
conoscevano effetti ipoglicemizzanti ma anche
tossici, mise a punto il gruppo di farmaci delle
biguanidi.
Negli anni ’50 del secolo scorso uscirono la
fenformina, la buformina e la metformina. Le
prime due furono successivamente ritirate dal commercio per la potenziale
tossicità mentre la metformina, altrettanto efficace sulla glicemia ma con
effetti collaterali molto meno marcati e più prevedibili, rimane a tutt’oggi
il pilastro del trattamento del diabete tipo 2. Per la metformina sono state
recentemente descritte le possibili proprietà anti cancro.
La differenza fra sulfoniluree e biguanidi è che le prime stimolano la
produzione di insulina dal pancreas e quindi, in caso di sovradosaggio,
possono indurre ipoglicemie anche gravi, mentre le biguanidi potenziano
l’azione dell’insulina già presente, senza esagerarne l’azione. Entrambe
richiedono la presenza di un pancreas parzialmente funzionante e quindi
possono essere usate solo nel diabete tipo 2, non nel tipo 1.
Oggi sono disponibili molte nuove classi di farmaci per il diabete tipo 2, per
uso orale e anche iniettivo: inibitori dell’assorbimento intestinale degli
zuccheri, sensibilizzatori dell’azione dell’insulina e stimolatori indiretti
della sua produzione attraverso l’azione di ormoni prodotti nell’intestino,
facilitatori dell’eliminazione del glucosio attraverso il rene. Molti altri sono
in arrivo, ma questa è attualità, non ancora storia.
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