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Il ‘700: la dieta “rancida”
Con il passare del tempo, fu accertato che il sapore dolce delle urine dei
diabetici era dovuto alla presenza di zuccheri, poi identificati e per la cui
misurazione furono messe a punto metodiche di laboratorio.
Uno dei primi ad avvalersi di questi progressi della
chimica applicata alla medicina fu lo scozzese John
Rollo (1749-1809), general surgeon della Royal
Artillery a Woolwich, che pubblicò nel 1797 un
“Account on Two Cases of Diabetes Mellitus”.
Analizzando minuziosamente il decorso della
malattia in due ufficiali, il Capitano Meredith di 37
anni e un altro più anziano,
utilizzò il dosaggio delle
glicosuria giornaliera per
valutare l’effetto delle terapie da lui somministrate.
Purtroppo, Rollo era convinto che lo zucchero
rinvenuto nell’urina si formasse nello stomaco e
perciò inflisse ai malcapitati pazienti una dieta
ferrea povera di carboidrati e ricca di carni grasse,
preferibilmente rancide, con l’aggiunta di emetici. La “ricetta”
comprendeva: una pinta e mezza di latte e mezza di acqua di cedro con
pane e burro a colazione, sformato di sangue e sego a mezzogiorno,
cena a base di selvaggina o carne grassa e vecchia “quanto più irrancidita
lo stomaco possa sopportare” e, prima di addormentarsi, lo stesso che
a colazione.
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