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Il Medioevo
Rare le notizie per questo lungo periodo. Alessandro di Tralles (525-605)
offriva ai diabetici un’alimentazione copiosa e gradevole con vino di
rosa, vino dorato di Attica, miele rosato e idromele.
Abu Ali Husajn Ibn Sina (Avicenna) (980-1037)
chiamerà il diabete aldulab, in arabo “ruota dei secchi
d’acqua per le lavandaie”, ma non portò contributi
originali alla tradizione greco-latina, che peraltro
aveva contribuito a salvaguardare per i secoli
successivi. Anche i vari
esponenti della
celeberrima Scuola
Salernitana trattavano
l’eccesso di urina con
elettuari a base di sangue di drago (una
palma indiana) e abbondanti sudorazioni
su sedia traforata e surriscaldata da
sottostante braciere.
Hildegard (1100?-1183?), badessa del monastero di Ruprechtsberg
presso Bingen, sul Reno, scrisse ben 14 libri di medicina, tra cui “Causae
et curae” di 47 malattie, dedicando molte pagine al diabete, sempre
ritenuto malattia dei reni e della vescica. Fra le prescrizioni dietetiche,
andavano evitate noci, aromi e, per la prima volta nella storia
conosciuta, i dolci. Purtroppo erano ridotti anche i liquidi.
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