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Verso l’insulina
Il pancreas è una ghiandola mista, composta da una parte “esocrina” che
produce i succhi pancreatici necessari per la digestione e li riversa
nell’intestino, e una “endocrina” composta dalle isole di Langerhans, che
secernono nel sangue l’insulina ed altri ormoni attivi sul metabolismo. Le
isole rappresentano l’1-2% del volume di tutto l’organo.
Dopo la scoperta di Minkowski partì la ricerca per estrarre dal pancreas il
misterioso principio che avrebbe potuto curare il diabete. Lo stesso
Minkowski nel 1890 innestò frammenti di pancreas fresco sotto la cute di
un altro cane diabetico, riducendo temporaneamente la glicosuria. Ma i
succhi della porzione esocrina, quando non si riversano nell’intestino,
autodigeriscono l’intero pancreas, isole di Langerhans
e tessuti circostanti compresi. Anche a Torino, nel
1893, Ferdinando Battistini (1867-1920) iniettò per
alcuni giorni un estratto acquoso-glicerico di pancreas
bovino in due giovani pazienti, senza peraltro
modificare il decorso del diabete. Come gli innesti, gli
estratti di pancreas, ottenuti con varie metodiche, si
dimostravano inefficaci, tossici o entrambe le cose.
Durante i 30 anni successivi si accumularono le evidenze
che proprio dalle isole provenisse il fantomatico fattore
antidiabetico. Nel 1915 il tedesco Edward Albert
Schafer (1850-1936) ne propose perfino il nome,
insulina, dal termine latino “insulae”, mentre qualche
anno prima, nel 1909, il berlinese Georg Ludwig Zuelzer
(1870-1949) era arrivato vicinissimo alla soluzione
producendo un estratto alcolico di pancreas bovino
(Acomatol). Ma purtroppo gli effetti tossici continuavano a prevalere.
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