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Areteo di Cappadocia
Vissuto fra il 120 e il 200 dopo Cristo, fu il primo
studioso che dedicò specifica attenzione al diabete.
Fu lui a descriverlo come una malattia “che
discioglie nelle urine le carni e le membra del corpo”
e a coniare il termine “diabete”: “diabaion”, “passo
attraverso” ovvero “sifone”, con riferimento a
questo particolare fenomeno.
Oggi sappiamo che ciò accade perché la mancanza
di insulina, prodotta dal pancreas, non permette alle
cellule di utilizzare il glucosio, che rimane nel sangue e viene eliminato dal
rene. Il glucosio è il principale carburante del nostro corpo, che è quindi
costretto a “bruciare”
prima i depositi di adipe e
poi anche i muscoli.
Nel secolo precedente,
Rufo di Efeso aveva dato la
prima descrizione del
pancreas, da lui così
chiamato per la consistenza
carnosa dell’organo (pan
creas = tutto di carne), le “animelle” del macellaio.
Naturalmente Areteo e i suoi contemporanei, in particolare Galeno (129-
200), il più famoso medico dell’antica Roma, erano ben lontani dal sapere
tutto ciò e consideravano il diabete non una malattia del pancreas ma
piuttosto dei reni o della vescica, a causa dell’abnorme emissione di urine.
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